La nostra storia

Motonauticamente cresciuto a Venezia costruendo artigianalmente, qua e là, barche tipicamente veneziane per il trasporto persone, OSCAR SCARPA partecipava già ad alcune corse motonautiche del dopo guerra.
Nel 1953, trasferitosi a Milano in cerca di facoltosi clienti milanesi, acquista un terreno alla fine della strada che uscendo da Milano costeggia la ferrovia passa da Novegro e arriva proprio dietro l’idroscalo di Milano (che sarà poi regolarmente usato per tutti i test delle sue barche) dove apre il – Cantiere Navale SAN MARCO -.
In attesa di poter entrare nei capannoni in costruzione, inizia a costruire alcune barche sotto il porticato di una vicina cascina. La prima barca, un fuoribordo da turismo di 650 cc., fu consegnata al giovanissimo Conte Donà delle Rose, assieme al quale poi parteciperà al Raid Pavia-Venezia di quell’anno classificandosi 9° assoluto e 2° di classe.
L’attività di questo cantiere sarà caratterizzata dalla costruzione di barche da turismo medie e grandi in piccole serie, da barche fatte su commissione in esemplari unici e da un importante numero di barche da corsa e da record, fuoribordo, entrobordo e 3 punti-racer. La produzione si distinse sempre per la tecnica costruttiva, la grande attenzione data alle rifiniture e per la qualità dei legnami usati. Pregi meritatamente riconosciuti con il suo inserimento nella lista dei pochissimi cantieri oggi ufficialmente valutati nel mercato delle barche storiche.
A cavallo degli anni ‘60 costruisce anche barche da diporto con motori di automobili di serie marinizzati: la 600 del mare con motore, cruscotto completo e la stessa levetta per l’avviamento della vettura, la Lancia Appia GT e la Giulietta del mare con il motore A.R. 1300, marinizzato dalla Lesco dei fratelli Leto di Priolo.
Nella storia della motonautica il cantiere San Marco vanta un incredibile palmares di ben 43 record mondiali ottenuti da sue barche nelle diverse categorie entrobordo sport e corsa tra il 1956 ed il 1970, molti dei quali ottenuti dallo stesso Scarpa. Il suo record più prestigioso è stato quello di velocità assoluta per i Racer classe 1200 kg alla media sui 2 passaggi di Km. 235,889 ottenuto con un racer lungo 6,25 metri, largo 2,75 e motorizzato con un Maserati 450S corsa di 6200 cc. (barca andata poi distrutta).
Parte della fama sportiva acquisita dal cantiere la si deve anche al mitico Conte Gilberti, industriale petrolifero milanese e padrone di alberghi ed impianti a Courmayeur che, con le moltissime barche fatte appositamente costruire dalla San Marco, è stato senz’altro il più grande recordman-driver motonautico di ogni epoca nelle varie classi dei runabouts.Per la categoria Racer la San Marco ha costruito scafi bellissimi e vincenti in tutte le classi dal 1954 al 1970, motorizzati Alfa Romeo, BPM, Chevrolet, Ferrari, Lancia e Maserati.
Due storiche imbarcazioni prodotte nel cantiere San Marco di Milano con legni pregiati e linee d’acqua sofisticate: il racer Ferrari e il runabout Maserati sono state protagoniste della mostra “Le Grandi Sfide Ferrari-Maserati” ospitata al Museo casa Enzo Ferrari e aperta al pubblico fino al 20 marzo 2013.
La presenza dei due motoscafi degli anni ’50 e ’60 testimonia gli stretti legami che le due grandi case automobilistiche hanno sempre mantenuto ai massimi livelli, fornendo i propri motori solo a cantieri nautici di grande tradizione. Questi ospiti d’onore incarnano le tipiche imbarcazioni da competizione dell’epoca e rappresentano l’equivalente di una monoposto di Formula Uno per quanto riguarda il racer Ferrari-San Marco equipaggiato con il motore Ferrari 375MM del 1953, e di una Granturismo per il runabout biposto Maserati equipaggiato con motore Maserati 3800 GTI del 1963.
Il Ferrari-San Marco fu costruito nel 1957 dal cantiere nautico milanese su commissione del Conte Guido Monzino in occasione della competizione di motonautica Pavia-Venezia, che si svolgeva sul fiume Po e poteva essere paragonata alla Mille Miglia. Monzino acquistò un motore Ferrari V12 375 della Berlinetta del 1953 che aveva disputato alla Carrera Messicana. Il racer partecipò alla prima edizione della Pavia-Venezia nel 1958. I racer 3 punti hanno dominato le categorie più veloci dei campionati di motonautica dalla fine degli anni ‘30 alla fine degli anni ’60.
A partire dagli anni ’50,il coinvolgimento di Maserati nelle competizioni di motonautica ebbe un notevole incremento, anche perché Giulio Alfieri, dinamico progettista di soluzioni di avanguardia, aveva iniziato la sua carriera nel settore marittimo.
Nella categoria dei runabout da competizione, l’equivalente nautico delle vetture Granturismo più sportive, San Marco ottenne numerosi successi con piloti come il Conte Franco Gilberti e i fratelli Bernocchi. Mario Bernocchi ordinò un runabout biposto “Turismo Veloce” appositamente equipaggiato con un 3800 GTI 6 cilindri, uno dei motori Maserati che, per caratteristiche di coppia e potenza, ben si adattava alla motonautica da competizione. Da allora questa stupenda imbarcazione appartiene alla stessa famiglia.
Nel 1968 Oscar Scarpa muore prematuramente e praticamente anche la storia sportiva del cantiere. Condotto poi dal figlio, a metà degli anni ‘70 il cantiere chiude per la grande recessione del settore. Nei capannoni del cantiere subentrò una ditta che vendeva accessori per la nautica, barche e motori fuoribordo. Nel 2007 la ditta di accessori chiude, l’immobile viene venduto ed il simbolo del cantiere, il piccolo Leone di Venezia che ancora troneggiava sul cancello d’ingresso da oltre 50 anni viene coperto dalla calce durante le varie fasi di ristrutturazione. Oggi un attento restauro lo riporta agli antichi splendori, facendolo nuovamente ruggire sull’ingresso del ristorante.
Ringraziamo la Threepointhydroplanes (www.threepointhydroplanes.it) nella persona del Sig. Fabio Rattazzi per gentile concessione all’utilizzo delle foto.
Storia del Rinoceronte – Racer San Marco BPM 2600 SS (1954)




La storia di questo racer, il primo scafo da corsa costruito dal cantiere in esemplare unico nel 1954, è strettamente legata alla grande passione del costruttore e pilota veneziano OSCAR SCARPA. Motonauticamente cresciuto a Venezia costruendo artigianalmente, qua e là, barche tipicamente veneziane per il trasporto persone, partecipava però già ad alcune corse motonautiche del dopo guerra. Nel 1953, trasferitosi a Milano in cerca di facoltosi clienti milanesi, acquista un terreno alla fine della strada che uscendo da Milano costeggia la ferrovia passa da Novegro e arriva proprio dietro l’idroscalo di Milano (che sarà poi regolarmente usato per tutti i test delle sue barche) dove apre il -Cantiere Navale SAN MARCO.
Il “Rinoceronte”
Nell’inverno 1953/54, nei nuovi capannoni quasi ultimati del cantiere, Scarpa, dopo aver corso negli ultimi 2 anni con un entrobordo-corsa del cantiere Guido Abbate, decide di costruire il suo primo Racer. La voglia di presentarsi sui campi di gara con una barca innovativa che potesse attirare l’attenzione sul neonato cantiere lo spinse a costruire una barca veramente rivoluzionaria per l’epoca. Fu scelta la classe M- 2800 cc., barche lunghe 5 metri per 500 kg. circa di peso.
Con la collaborazione di un progettista aeronautico – il cantiere era vicinissimo al vecchio aeroporto Forlanini (Linate) dove erano operativi una sezione area militare e l’aereo club privato di Milano – fu disegnato un scafo praticamente composto da una sezione d’ala di aeroplano con attaccati lateralmente 2 grandi e lunghi scarponi.
Lo scheletro della struttura interna era identico a quella degli aeroplani in legno dell’epoca, i legnami erano compensati aeronautici e sulla poppa era addirittura posizionato un alettone orizzontale sostenuto da due piccoli timoni verticali.
Contrariamente ai racers classici dell’epoca la barca aveva gli scarponi con 2 punte a sbalzo in avanti, le fiancate laterali finivano in coda (come un’ala) a livello d’acqua zero e sotto erano stati fissati 2 piccoli slittoni posteriori in alluminio che dovevano sollevare la poppa in velocità. Comprato dall’amico-avversario Ezio Selva, sulla barca fu montato un B.P.M. 2600 SS (Botta-PuricelliMilano), un classico motore marino di serie modificato per le corse, di 4 cilindri, 1 camme, distributore d’accensione a magnete. L’acqua, pescata tramite una presa dinamica posizionata sotto lo scarpone destro, passava attraverso speciali camere stagnate attorno ai collettori di scarico per essere riscaldata prima dell’ingresso nel motore e poi riuscire in modo continuo fuori dalla barca.
Era uno dei soli 4/5 motori speciali-corsa di quella cilindrata fatti dalla BPM per i suoi migliori piloti-clienti di quel periodo, con testata elaborata, valvole maggiorate, cammes speciali, 2 carburatori Weber doppio corpo, bielle speciali a tubo, volano alleggerito e collettori di scarico tipo canne d’organo. Alimentati con una miscela speciale a base di alcool metilico davano una potenza finale di 160 cv. a 5500 giri (l’ultima evoluzione del 1955 arriverà a quasi 180 cv. a 6800 giri).
Al suo esordio la barca si dimostrò poco maneggevole e difficile nella guida, in rettilineo era velocissima, quasi volava sull’acqua, ma con un assetto nervoso e poco costante. In virata le fiancate posteriori tipo ala d’aereo tendevano ad immergersi, la barca perdendo di colpo velocità si sedeva e girava malissimo. Nel corso della stagione agonistica fu tolto l’alettone posteriore, i piccoli timoni verticali furono incorporati in due paratie laterali lungo la coda, furono maggiorati i due slittoni posteriori in alluminio e fu modificato il baricentro della barca spostando il motore leggermente in avanti. Il tutto per renderla più affidabile in piena velocità e per mantenere meglio la poppa fuori dall’acqua in virata. La barca, registrata scaramanticamente alla F.I.M. con il numero di gara 13, diventò così più competitiva vincendo il confronto Italia-Francia a Torino e classificandosi al 2° posto al campionato Europeo svoltosi a Campione d’Italia.
Ma restava comunque una barca nervosa e ostica da guidare, i risultati erano merito più del gran fegato di Oscar Scarpa che della bontà tecnica del progetto.
Nell’autunno del 1954 Cesare Prandoni, titolare della ditta che gli aveva fatto l’impermeabilizzazione dei tetti dei capannoni, affascinato dalla barca, volle comprarla con un contratto che, per averne l’esclusiva, includeva un preciso impegno sottoscritto dal titolare del cantiere a non costruirne mai più una uguale, cosa che Oscar Scarpa, già scampato al rovesciamento del Rinoceronte in piena velocità a Stresa, -ben contentoaccettò di firmare: aveva già deciso di rinunciarci comunque! Tutti i racers successivi del cantiere furono poi costruiti solo nella maniera classica, come gli italiani avevano imparato nel 1949 dagli americani. Il nuovo proprietario, pieno d’entusiasmo ma totalmente digiuno di motonautica, s’iscrisse subito alla gara finale della stagione in calendario a Sarnico: nelle prove si spaventò, in entrambe manches in programma non riuscì neanche a partire e non corse mai più! La utilizzò ancora sporadicamente e solo per divertimento facendo qualche virata davanti a Stresa dove teneva la barca in darsena e per fare una serie fotografica per la rivista di fotoromanzi Grand Hotel: l’ultima uscita pubblica! Morto il proprietario la barca non fu mai più usata e fu spostata, nel tempo, dagli eredi in diversi rimessaggi sempre sul lago Maggiore. Resta il fatto che il Rinoceronte di Oscar Scarpa fu un grande antesignano delle prime applicazioni nautiche delle deportanze aerodinamiche, degli scarponi a 2 corni anteriori che diventarono poi classici in tutti i racers ed ancora oggi nei catamarani e così anche dei 4 punti di appoggio del fondo barca.
Il ritrovamento
Nel 1997 un rappresentante di vernici, visitando i vari cantieri sui laghi, vede impolverato e mal messo in fondo ad un rimessaggio sul lago Maggiore un vecchio racer. Lo segnala all’amico e attuale proprietario, figlio di un campione di motonautica dell’epoca e oggi collezionista di barche da corsa, dicendo: “ho visto un vecchio racer in fondo ad un magazzino, non so se il grigio è la polvere accumulata o il colore della vernice e ha uno stranissimo musone”. “Dimmi solo tre cose – rispose lui insospettito – ha per caso il muso che sembra quello di un rinoceronte? Ha davanti due spuntoni ed il n.13 dipinto dentro un bollo nero?” – “Sì!” rispose il rappresentante. “La ricordo benissimo, di barche così ne hanno fatta solo una – esclamò il collezionista – ero all’idroscalo di Milano con mio padre che provava la sua barca da corsa, lo stesso giorno che misero in acqua per la prima volta lo strano (subito soprannominato) – Rinoceronte- di Scarpa! E l’ho visto correre in tutte le gare del 1954! Esiste ancora!! Lo devo assolutamente avere! Dopo un lunga e complicata trattativa, c’era un grosso conto in sospeso da pagare per anni di rimessaggio, gli eredi erano indecisi sul da farsi ed il motore era da anni da qualche parte completamente smontato presso un meccanico poco rintracciabile. Alla fine, messi tutti d’accordo, la barca fu acquistata e il motore recuperato.
Il restauro
Nel 1998 la barca, trovata in cattive condizioni ma miracolosamente completa, è stata restaurata conservando gran parte dello scheletro interno e tutte le parti fisse superiori in legno della coda, abitacolo, vano motore e muso, cambiando la coperta ed il fondo risultati irrecuperabili e riverniciata a nuovo, con gli stessi colori grigio chiaro e rosso corsa dell’epoca. I componenti meccanici ed i particolari nautici originali sono stati tutti mantenuti e rimessi a nuovo. Le uniche modifiche fatte al motore dallo specialista Verin di Milano, che ne ha curato il restauro e fatto il test al banco-prova, sono state quelle necessarie per poterlo usare con le benzine di oggi al posto della miscela speciale ad alcool di 120 ottani usata allora. È stata anche installata una batteria fissa a bordo (all’epoca l’avviamento era fatto con una batteria posizionata sul pontile e collegata con lunghi cavi alla barca già in acqua pronta a partire) ed una pompa della benzina elettrica più affidabile di quella originale meccanica.
Oggi
Grazie ad una elica modificata nel passo e nei gradi d’inclinazione di spinta dallo specialista Luca Libanori ed una ulteriore diversa distribuzione dei pesi, oggi il Rinoceronte ha un buon assetto sia in rettilineo che in virata, ma, portata al limite, resta comunque una barca nervosa e ballerina, da condurre sempre con una certa cautela. Con grande soddisfazione e divertimento del proprietario, la barca partecipa alle manifestazioni FIM, esibizioni non competitive in circuito, riservate ai racers storici.